L'ispirazione...

UNO SPAZIO CHE CI PERMETTA DI RIMANERE CENTRATI, UN GIARDINO CHE POSSIAMO PROGETTARE COME CI PARE, CIASCUNO IL SUO. Qualcuno metterà solo piante grasse, che richiedono poca cura, altri orchidee che invece richiedono un’annaffiatura giornaliera, qualcun altro piante aromatiche per perdersi nei profumi o fiori di campo, per esaltarsi con i colori. Uno spazio non sempre identico a se stesso, che cambia a seconda delle stagioni, che ci obbliga a progettare, a futurizzare cosa vorremmo “poi”, a curare noi stessi, a non prendere la vita così come viene.
(U. Telfener
http://blog.iodonna.it/umberta-telfener/2013/10/07/coltivare-il-proprio-giardino)

martedì 16 agosto 2016

Libro sotto l'ombrellone: LA TRISTEZZA HA IL SONNO LEGGERO

Un libro conosciuto per caso in un bookcrossing tra i blog.
La tristezza ha il sonno leggero (L. Marone ed. Longanesi), leggero non perché debba per forza tener svegli di notte ma perché serve poco a distrarla: un sospiro, un vociare oppure il silenzio.
In questo romanzo ho trovato frasi di "rinascita", direi un romanzo di formazione per quarantenni. In questi anni di sindrome di Peter Pan, di impegni coniugali dissolubili, di #maiunagioia che fa tendenza contro #chiedimisesonofelice a tutti i costi, i quarantenni sono gli adolescenti 2.0.
Se l'età della gioventù bruciata prova a innestare nuova miccia sulle sue ceneri genera un focherello che non brilla ma sarà fiammato di grigio, che non sarà invigorito da robusti rami ma da fogliame rinsecchito.
Come dice la sorella minore Flo al protagonista "Fai una cazzata nella vita!" ma non dobbiamo fare di un momento di leggerezza una "lunga fila di quesiti insoluti per insufficienza di coraggio".
Marone ci accompagna attraverso l'esperienza del protagonista, ad incontrare episodi e sentimenti che abbiamo vissuto o conosciuto, in prima persona o come parte terza, decisioni prese da noi o punti di vista dei nostri compagni di avventura.
Il romanzo non pretende di fornire risposte ai diversi interrogativi che può far nascere nel lettore; persino il finale può essere interpretato come un happy ending a seconda del "gusto" del singolo lettore.
Sicuramente a me ha offerto alcune chiavi di lettura sulle storie degli adolescenti 2.0, che fanno guardare a me stessa e agli altri con qualche sicurezza in meno e alcuni interrogativi in più, interessati alla scoperta degli altri e non alla interpretazione dei loro comportamenti secondo i miei canoni di adultità.




giovedì 31 marzo 2016

Notte prima degli esami

“Notte prima degli esami” è un film che non mi stancherò mai di rivedere. Il pixel di ogni singolo fotogramma sprigiona un’emozione diversa della mia estate 2001.

io mi ricordo quattro ragazzi con la chitarra e un pianoforte sulla spalla, come i pini di Roma la vita non gli spezza, questa notte è ancora nostra”. Due sentimenti si scontrano dentro di me in questa strofa. La sensazione di onnipotenza mentre ricordo all'uscita dalla prova orale di aver tolto l’orologio, come a slegarmi dai vincoli quotidiani della scuola; perché poi l’Università sarà tutta diversa, ogni giorno un orario diverso e gli esami decidi tu quando farli (o almeno la pensi così). Dall'altra parte, la frangibilità, perché accade di vedere che invece ci possiamo spaccare a qualsiasi età, anche “nei migliori anni della nostra vita”. Quella è stata davvero l’estate dell’Addio… il problema è che non sai mai a quale parte di te tu stia dicendo “a mai più arrivederci”.

Si matura con l’esperienza, incontrando momenti ed emozioni che cambiano la tua prospettiva; fosse un foglio di carta a renderti maturo, sarebbe tutto semplice: diplomato, maturato. A farti maturare sono le persone che ti circondano, le loro vite, la loro presenza o assenza, la tua interazione con loro.

La Treccani riporta come un significato di maturare “materiali che acquistano talune qualità restando per un certo tempo in determinate condizioni ambientali”. L’uomo è fatto di materia, quindi ciò che ci circonda ci fa maturare, perché ci contamina.

È possibile non farci contaminare? Credo di no, si può fuggire, allontanarsi, ma già questa è una scelta per evitare qualcosa/qualcuno e se scappiamo, significa che comunque quella stessa situazione ci ha già toccati e quindi per quanto lontano andiamo, porteremo sempre un suo segno dentro di noi.

Così possiamo archiviare i ricordi, metterli in un cassetto, riuscire a sopravvivere a chi non c’è più ma un giorno arriverà la strofa di una canzone, la frase di un libro, una foglia di alloro dentro un vecchio portafogli a farci rincontrare l'estate della nostra Maturità.

martedì 22 marzo 2016

Bruxelles 22 marzo

Non so quanto presto arriverà questa pagina di diario... 
Dentro quella nube di fumo davanti all'aeroporto vedo pezzi di me... 
Sappiamo che ormai potrebbe accadere sempre e ovunque ma esser stata lì solo due giorni fa cambia la prospettiva.


I don't know when I'll write my diary page about it...
I see pieces of me indise the smoke cloud at the airport...
By know we know this attack could happen in every place and in every time but I was there two days ago and that changes the perspective

martedì 8 marzo 2016

8 MARZO

Le donne che lottano per la costruzione di sé, della famiglia, della società del mondo interno.

Questa è la giornata in cui siamo celebrate e allora c’è chi parla di “festa tutto l’anno”, chi corregge che non si tratta di una festa e mistifica la commercializzazione di una data voluta per ricordare una triste vicenda storica.

Beh, io non sono femminista. Ho studiato Scienze Politiche negli anni in cui la legge elettorale ha introdotto le quote rosa, ho partecipato a seminari di genere in Italia e all'estero, ho scritto una tesi sulle politiche attive per l’occupazione nell'Unione Europea, che annovera tra i sui quattro obiettivi fondamentali uno dedicato al tasso di occupazione FEMMINILE. Credo di avere i titoli per dire che le quote rose o altre manovre di riconoscimento obbligato dei nostri meriti e dei nostri risultati non siano la soluzione efficace per sradicare le discriminazioni di genere dai nostri sistemi familiari, professionali, politici e sociali.

Dobbiamo sfruttare il talento che ognuna di noi possiede, applicarlo per rendere il mondo che ci circonda migliore. Stringiamoci intorno a chi nella nostra rete di conoscenze ha bisogno, alle associazioni che portano sostegno a quelle donne che sono vittime di soprusi, diamo il nostro voto alle componenti politiche che ascoltano le lobby di genere. Approfittiamo di giornate come queste per ricordare chi ancora non ha la possibilità di scegliere come investire il proprio talento, di coltivare le proprie aspirazioni personali e professionali, di perseguire liberamente i propri idealiNon ostiniamoci a riempire le pagine dei social con scherni verso chi questa sera bivaccherà con le amiche. Piuttosto usiamoli tutti i giorni per dare supporto a chi agisce in favore delle donne (e di tutte le persone discriminate).

Oggi ringrazio quelle persone, soprattutto quegli uomini, che mi hanno fatto gli auguri. Quell'augurio significa che hanno voluto dedicare un momento della loro giornata a me e se è così è perché nella loro vita sono importante; del resto, come dico spesso, i nostri primi gesti partono tutti alla distanza di un (ab)braccio.

Auguri a tutte le donne!!!

lunedì 7 marzo 2016

LETTERA AD UN SISTEMA IN FALLIMENTO

Ho iniziato questa pagina volendo scrivere di amore, rileggendola mi sono accorta di come la stessa tensione emotiva e relazionale potesse funzionare per altri tipi di amore: quello per la famiglia, per l’amicizia e per il lavoro. Tutte situazioni in cui la difficoltà di una persona e/o di un’organizzazione manda in crash il sistema a cui apparteniamo. Ho provato quindi a decontestualizzare questo dialogo dal tema amore uomo-donna e ho immaginato di poterlo adeguare a protagonisti per storie ed affetti diversi ed in cui ”io” vale come "noi".

I contesti lavorativi, richiedono sempre più sacrifici ai lavoratori, senza restituire né remunerazioni, né gratificazioni. Si elaborano frasi con termini prestati dalla sfera affettiva “siamo una famiglia”, “agiamo verso il bene comune”, “priviamoci oggi per garantire stabilità alle generazioni future”. Gli statisti ci parlano come fossimo parti di una coppia che per rimanere unita deve affrontare una ristrutturazione, una riorganizzazione di ruoli e competenze. Peccato che spesso gli sforzi siano sbilanciati. Paradossalmente, chi più opera si rende conto della profusione di energie che deve disseminare per cercare di “salvare capra e cavoli” ma staccarsi dall'altro non è facile, se non addirittura impossibile. Bollette, mutui e affitti da pagare, spese da sostenere, figli da crescere non lasciano scampo a quel legame. Il lavoro appare come un marito da cui non ci si può separare con così tanta leggerezza…

Ecco l’esperimento… LETTERA AD UN SISTEMA IN FALLIMENTO

Credo che un sistema arenato per un periodo prolungato (diciamo oltre l’anno) non sia un compagno a cui dedicarsi. Le difficoltà si affrontano, per passarci oltre; se lasciate lì contaminano tutto ciò che sta intorno. La produttività di un rapporto è data delle progettazioni, dagli obiettivi e degli sforzi che si compiono per raggiungere un risultato comune.

Sono stata affascinata della grandezza impegnata e dai risultati ottenuti, dell’intelligenza e dalla capacità di crescere ed evolvere verso le novità che ci circondavano. Ti ho visto cogliere le diverse occasioni che negli anni hanno permesso di emergere e farsi conoscere; fossero di carattere divulgativo o di rappresentanza, di produzione di attività nostre o di compartecipazione ad obiettivi trasversali. Sono state sempre accolte e gestite con entusiasmo come opportunità di crescita. Ho pensato che quel carisma potesse nutrire sempre le nostre stanze.

Il nostro ora è un sistema simile alle sabbie mobili, in cui più ti muovi con l’idea di uscirne, più in realtà ti affossi. Quando stai nelle sabbie mobili, l’unica soluzione per riemergere è aggrapparsi all'esterno. Dovremmo quindi individuare un alleato da interpellare; invece tu chiedi a me di trovare una soluzione.
Torno a casa la sera e guardo il fondo di una triste scatoletta di tonno quasi a volerci leggere il futuro. A cosa dovrei rinunciare senza di te? Cosa non potrei più vivere senza di te? Una nuova casa? Perdere te e anche la mia casa? Cambiare stile di vita? Abbandonare quei luoghi di svago, il teatro, la palestra, il cinema con le amiche? Nell'affossarti, inghiottisci le mie energie.
Nel nostro caso non so se sia tu a rivolgere sempre una mano verso di me per volerti aggrappare al bisogno, chiedendomi continui sacrifici per sopravvivere, o sia io a prendere e tenere la tua mano a tutti i costi; sta di fatto che a lasciarti ora, affogherei una parte di me.

Credo non sia un caso che in letteratura usino sempre elementi della natura per indicare la spinta al cambiamento. Il passare delle stagioni, il mutare del clima a cui flora e fauna sono sottomesse, senza poterle evitare, le obbliga a continue modifiche per la sopravvivenza. L’essere umano invece ha costruito ripari dalla pioggia, dal vento, dal calore. Esistono però catastrofi che abbattono queste protezioni e allora lì l’uomo o perisce vittima del clima o si rimbocca le maniche per trovare nuove soluzioni.
“Siamo il frutto del nostro passato, siamo la vita stessa che ci è cresciuta dentro come il fusto di un albero con i colori, i profumi e le imperfezioni che i venti e le piogge hanno fissato per sempre sulla sua corteccia. Siamo anche il tempo trascorso: sta in noi scegliere se diventare uomini nuovi o rimanere vecchi come i nostri anni e i nostri ricordi. Dobbiamo trovare il coraggio di alzare le vele e prendere i venti del destino, dovunque spingano l'imbarcazione. Cercare di dare un senso alla nostra esistenza può esasperare il nostro animo, ma una vita priva di questo significato rappresenta la tortura del desiderio e dell'inquietudine.” (Romano Battaglia).

Continuo a rimandare un futuro che diventa sempre più incerto; la possibilità di perseguire un’identità lavorativa e di mettere le basi per una vita privata indipendente da supporti familiari. Dovrei cambiare?

A volte un lavoro non è solo una fonte di guadagno. Si tratta di un impegno, un credo in cui si sono impiegate energie, un investimento a cui ci siamo dedicate per crescere. Per questo mi domando se valga la pena rinunciare a te, perché con te perderei gran parte dei miei sogni. Su un piatto della bilancia metto quel velo della mia tristezza e una delle zavorre che rallentano i passi della mia vita, dall'altro quei sorrisi che il cuore spinge dritto alle labbra ogni volta che tocco un successo. Nelle occasioni in cui quella soddisfazione diventa condivisa mi domando perché a questo sistema manchi la voglia di sbaraccare e scrollare tutto via per fare spazio alla progettazione di nuovi orizzonti? 

martedì 1 marzo 2016

Family affairs: questioni di famiglia

Il tema della famiglia spopola nelle ultime settimane a seguito del dibattito politico sulla Legge Cirinnà. La mia intenzione non è soffermarmi sulla formula legislativa ma puntare uno sguardo su diverse condizioni di amore familiare rappresentato nelle diverse sfumature in cui la vita lo interpreta. Si tratta di citazioni che hanno raccolto consensi e apprezzamenti a vario titolo, probabilmente anche da chi ora si schiera a favore di un modello famigliare stereotipato dal secolarismo. 
Sai, alcuni genitori vanno d’accordo molto di più quando non vivono assieme. Non litigano tutto il tempo e possono diventare persone migliori. Papà e Mamme migliori per voi. Qualche volta possono tornare insieme. E qualche volta no, mia cara. E se questo non succede non dartene la colpa. Solo perché non si amano non significa che non amino te. Ci sono molti tipi di famiglia, Katie. Alcune famiglie hanno una mamma, altre hanno un papà, o due famiglie. Ci sono bambini che vivono con la loro zia o il loro zio. Alcuni vivono con i loro nonni, e alcuni bambini vivono con genitori adottivi. Alcuni vivono in case e quartieri diversi, in diverse zone del paese. Possono non vedersi per giorni, settimane, mesi o anche anni qualche volta. Ma se c’è l’amore, mia cara, è quello il legame che unisce. E tu avrai per sempre una famiglia nel tuo cuore (Mrs. Doubtfire, 1993)
I legiferanti possono scegliere quale tipo di famiglia riconoscere, invece chi nasce da due genitori eterosessuali e sposati secondo l'ordinamento nazionale non può scegliere come si svilupperà, modificherà il suo nucleo famigliare: separazioni, divorzi, abbandoni, morti... che fortemente influiranno sulla sua formazione.
È molto difficile cancellare i segni profondi che gli avvenimenti hanno impresso sulla nostra anima. Siamo il frutto del nostro passato, siamo la vita stessa che ci è cresciuta dentro come il fusto di un albero con i colori, i profumi e le imperfezioni che i venti e le piogge hanno fissato per sempre sulla sua corteccia (R. Battaglia, Silenzio, 2005)
La famiglia d'origine non si può scegliere, al massimo sono i genitori a decidere di non volere più il proprio figlio, a optare per la carriera relegando la sfera affettiva della propria vita al weekend.
E mentre ci occupiamo seriamente dei rapporti professionali, guardiamo con leggerezza ai legami profondi, le vere radici della nostra personalità [...] mentre i rapporti superficiali possono essere sostituiti con facilità, quelli profondi ti lasciano un immenso vuoto. Molte depressioni nascono da questo vuoto, dalla solitudine che esso genera (F. Alberoni, Legami, Corriere della Sera 12 gennaio 2009)
La costruzione di una famiglia credo sia l'impegno più difficile da mantenere, è ricco di compromessi, di incomprensioni quante sono le anime che ruotano in un sistema di rapporti sempre più articolato e complesso. L'affermazione della donna nella società ha ridefinito il suo ruolo e anche il suo peso nel ménage familiare. L'allungarsi della vita vede sempre più nonni presenti e attivi nel supporto all'organizzazione famigliare, in particolare per alleggerire le giovani coppie dalle spese degli asili nido, per soccorrere queste nuove economie domestiche che faticano a rimanere a galla. Credo che il più grande aiuto dei nonni sia rimpinzare le tasche d'amore, soprattutto quando nella famiglia manca qualcosa o qualcuno.
Ai tempi di mia nonna non si buttava via niente. Nemmeno l’esperienza.
Un bacio era una cosa rara nella vita di una persona e veniva custodito come un tesoro. Il dolore si conservava gelosamente per non dimenticarlo. E da quello si imparava. Adesso calze, dolori e baci, consumiamo tutto, rompiamo tutto, ci disfiamo di tutto. (M. Serrano, Il tempo di Blanca, 2002)
A volte, poi i genitori si disfano dei figli e non si tratta sempre di abbandono definitivo; a volte è un ricorrente negare se stessi e il proprio tempo. Penso ad una scena del film "In viaggio con papà" (1982), quando Armando (Alberto Sordi) riporta il figlio Tiziano (Carlo Verdone) alle ex moglie con uno scambio di battute significativo riferito al figlio
Armando: "è un moralista, è peggio di un prete; a te, a me non ammette niente, né fumo, né alcol, né sesso... insomma, è un tormento, mi sta rovinando la vacanza"

Moglie: "Insomma, vieni al sodo, che cosa intendi fare?"
Armando: "E che intendo fare, mi sembrava una buona idea lasciare Tiziano qualche giorno qui, infondo tu sei la persona più adatta per parlarci"
Moglie: "Ho capito, siccome sta rovinando le vacanze a te, lo lasci a casa mia così le vacanze le rovina a me"
Figli che devono elemosinare l'attenzione e quindi l'amore (almeno dal loro punto di vista) dei propri genitori? Possiamo emendare questa ingiustizia?!?!

lunedì 29 febbraio 2016

La triangolazione ispiratrice della mia domenica

Sono convinta che ogni tanto il cosmo, il fato (o come lo si voglia chiamare) ti regali dei segnali. Oggi (sto scrivendo domenica, ma pubblicherò che sarà già lunedì) è stata una di quelle giornate. 

Mi sono svegliata con un po' di pensieri che facevano a cazzotti nella mente, è come se oggi sperino che questa pioggia che scende inesorabile da tutto il giorno lavi un po' anche loro.
Negli ultimi mesi i miei pensieri hanno lavorato tanto, sono stati costretti a prendere velocità, ipotizzare scenari ed immaginare soluzioni, si sono scontrati con sensazioni che pensavamo di aver archiviato, hanno incontrato tristezze altrui che temevamo diventassero anche le nostre... io e i miei pensieri...  

Beh, sta di fatto che nell'arco della giornata ho trovato tre momenti di "conforto", che collegati tra di loro hanno assunto una valenza ancora più forte.

Calendar Girls (testo teatrale scritto da Tim Firth, tratto dall'omonimo film con la regia di Nigel Cole) rappresenta un gruppo di donne inglesi tra i 50 e i 60 anni che si impegna in una raccolta fondi. L'obiettivo è l'acquisto di un nuovo divano per la sala d'attesa in cui sedeva Annie quando accompagnava il marito ai cicli di chemioterapia in ospedale. 
Mi ha colpito in particolare l'altruismo di Annie, la sua forza di confluire le proprie energie a sostegno delle famiglie che avrebbero vissuto l'agonia che lei aveva appena sepolto, perché la malattia è già così scomoda che non si deve stare  anche scomodi seduti "con le molle nel sedere" anche nella sala d'attesa dell'ospedale (questo in soldoni il filo del suo discorso). Annie fa del suo dolore una forza propulsiva per emergere dalla tristezza e cogliere una nuova sfida per la vita aiutando le famiglie dei malati che attraverso la terapia si aggrappano alla vita: l'immagine è perfetta!!!
Poi, c'è la frase climax di John, il marito di Annie, che ormai alla fase terminale, saluta la moglie regalandole dei semi di girasole 
Niente celebra la vita più e meglio dei girasoli. Vedrete che per quanta poca ce ne sia, questi fiori troveranno sempre la luce.
Tornata a casa, ho acceso la TV e trasmettevano una replica di Master Chef durante cui Bastianich cita Khanlil Gibran
Nulla impedirà al sole di sorgere ancora, nemmeno la notte più buia. Perché oltre la nera cortina della notte c'è un'alba che ci aspetta .
Ho trascorso poi la cena con i miei genitori per festeggiare il loro 35 anniversario di matrimonio. La nostra non è la famiglia del Mulino Bianco, forse per quello i miei pensieri non sognano il "e vissero sempre felici e contenti" ma riescono a correre velocissimi per trovare le soluzioni, perché solo una volta in cui uno di noi è rimasto nell'immobilità abbiamo rischiato di perderci... 
Quando sono tornata a casa ho aperto YouTube e ho cercato la versione POP dei primi due pensieri (Grey's Anatomy che per me è un po' la versione video del "libro delle risposte").
Puoi costruire una casa con qualunque cosa, renderla solida quanto vuoi, ma una casa, una casa vera è più fragile di quattro mura. Una casa vera è fatta dalle persone con cui la riempi... e le persone possono spezzarsi, è vero, ma qualunque chirurgo sa che quello che si è spezzato si può ricomporre, una ferita può guarire. E non importa quanto sia buio fuori, il sole sorgerà di nuovo.

è impossibile controllare cedimenti e crisi nella nostra vita e nei nostri affetti; le nostre giornate possono diventare d'improvviso cupe senza che ci sia il tempo di accorgersene. Quando piove, serve la volontà vi cercare il sole, fare i passi per cambiare l'angolazione, per scavalcare le nubi e qualche volta possiamo anche farci prestare l'ombrello da qualcuno vicino.

martedì 23 febbraio 2016

io amico

Sembro una persona molto sicura di sé? Invece sono il primo critico di me stesso: metto sempre in discussione le diverse opzioni, prima di arrivare una scelta che deve sempre essere più che ponderata, perché il pentimento, quello sì alla fine mi affossa. 
Chi mi conosce bene dice poi che sono bravissima a bilanciare i pro e a zavorrare i contro quando si tratta di investire soldi. Tipico l'acquisto di un capo un po' costoso, quanti rimpianti sono sepolti nell'armadio da centinaia di pezzi di abbigliamento "accessibile" perché quell'abito griffato non calza le mie corde. Vogliamo quindi parlare dell'acquisto di una casa?
Beh, non è questo il tema cruciale che ora attraversa la mia mente, penso invece alle valutazioni affettive

Ho conosciuto diverse persone negli anni, frequentato alcuni gruppi ma dopo un po' i legami si allentavano fino a perdere la quotidianità di ritrovarsi.
Sono tutte persone che porto nel cuore con affetto reale. Mi sono quindi chiesta come mai i miei rapporti sembrano avere una data di scadenza? 
Mi sono messa in discussione, chiedendomi cosa sbagliassi, perché in un gruppetto più stretto fossi io a essere pian piano distaccata. Sarà la mia indipendenza, il fatto di avere diversi interessi che condivido da sola (ad esempio faccio da anni un abbonamento a teatro, se ho voglia vado al cinema o ad una mostra da sola) o con persone che conosco e vivo solo in un dato ambiente, come ad esempio le compagne di pilates ed altre persone che conosco coltivando passioni tutte mie; passioni che nessuna delle mie amiche ha mai condiviso? 
Mi distaccavo per coltivare le miei passioni, per occupare il mio tempo libero con ciò che realmente mi piace

Poi ho pensato a come sono fatta io. Certo, non uso mezzi termini per comunicare il mio punto di vista, se una cosa non mi piace affronto forse troppo di petto gli altri, ma l'ho sempre fatto per naturalezza, perché credo che sia meglio il confronto diretto che l'annuire e parlarci sopra dietro l'angolo. Beh, la maggior parte delle volte un confronto diretto porta un allontanamento, la nascita di un rapporto di cortesia... che poi mica sempre è così cortese.

Forse i non detti bilanciano, il così detto "politicamente corretto" aiuta a sopravvivere? e qui intendo vivere sopra la vita, con frasi fatte, luoghi comuni e vita degli altri osservata senza sporcarsi di errori propri nello scegliere per sé e nel dare un suggerimento "scomodo" agli altri.
Per sentirsi i veri migliori è necessario incontrare sempre confronti nuovi, l'abitudine ci mette in naftalina. I rapporti che non hanno scontri non evolvono: la terra si è spaccata per creare nuovi spazi!
E poi cosa ti può dare essere l'amico a cui è sempre permesso di dire la propria opinione politicamente corretta che salva capra e cavoli ma che non ti mette mai in gioco realmente? 
Forse in questo caso si vive di compagnia e non di amicizia...  Mi chiedo allora se il rapporto che vogliono le persone sia un telefono amico a cui passare screen-shot di whatsapp?

Forse anche la tecnologia ha creato distacchi emotivi ed abbassato l'attesa empatica? Vuoi mettere trovarsi uno di fronte all'altro, confessarsi guardandosi negli occhi? Quello davanti a te non poteva fuggire il tuo sguardo e nemmeno falsare la mimica... Poi, in un mondo senza screen-shot avevi il tempo di rielaborare la tua vita da solo per un momento prima di condividerla con una persona terza. I social socializzano i rapporti e tutti pensano di conoscere ogni aspetto dei rapporti e quindi di porteli giudicare sulla base dei canoni facebookiani "tag", "like", "stati"...

is back

La ricerca della perfezione porta all'assenza e al distacco

Attraverso questo blog volevo comunicare, condividere pensieri che potessero essere una parola amica, un riportare qualcosa alla memoria, un soffermarci a pensare insieme; invece alla fine ho smesso di scrivere perché non avevo abbastanza tempo per correggere le mie bozze di pensiero. 

Ero tornata al mio quadernino e l'altra sera a rileggerlo ho scoperto quanto sia ricco proprio nella sue imprecisioni che rispecchiano la foga di scrivere, i sentimenti più veri lanciati dal cuore alla mano... mi sono detta "peccato non averli condivisi sul blog!"... 

Da oggi chiudo il diario e apro il blog!